Cirillo canta: Juve, tu sei l’unica donna per me!
Fermi tutti e leggete attentamente la chicca che vi propone la nostra rubrica. A grande richiesta arriva il commento personale del nostro socio Antonio Cirillo, con il cui incipit potrebbe presentarsi da solo. “E’ sempre valido e attuale il dilemma juventini si nasce o si diventa? Me lo sono sempre chiesto, beh…chi non lo ha mai fatto almeno una volta nella vita? E quindi, siete arrivati alla conclusione? Siete riusciti a rispondere a questo grande enigma? Io, sinceramente, no! O forse si, dai. In effetti juventini si nasce, è qualcosa che ti porti dentro fin dalla nascita e poi non riesci a scrollarti più di dosso. La Juventus è l’amore di una vita, è l’emozione a cui non ti abitui mai, sono le farfalle nello stomaco prima di ogni partita, è un pensiero frequente (altro che il Kobra della Rettore!) ed un sentimento incorruttibile. E’ la donna che non ti fa minimamente pensare di guardare le altre (che detto da me poi…). E’ quella che tutti vorrebbero avere ma che possono solo invidiarti, è una scarica di adrenalina, è un sogno da vivere ogni giorno. La Juve è anche un desiderio, quello del tifoso che non l’ha mai vista giocare dal vivo e, quando lo fa, scopre che è addirittura meglio di come se l’era immaginata”. Esordisce così il nostro socio doc, mettendoci tanta curiosità e allo stesso tempo tanta carica. E qui dobbiamo tornare indietro di ben 15 anni, esattamente a quella domenica del 23 gennaio 2000, quando alla prima giornata di ritorno del campionato 2000/2001 la Juventus capolista, allenata da un certo Carlo Ancelotti, è di scena per la prima volta nella storia a Reggio Calabria. “Allo stadio Granillo la attende una agguerritissima Reggina, capace di compiere l’impresa all’andata riuscendo a imporre il pareggio ai bianconeri. Ma stavolta non c’è proprio storia, la corazzata juventina è lanciatissima in vetta alla classifica e non ha pietà degli amaranto. L’emozione che ho provato quel fantomatico pomeriggio è la scarica emotiva di un sedicenne, quindi di un adolescente che riesce a coronare il sogno di poter finalmente incontrare da così vicino la tanto amata Signora del calcio italiano”. Cirillo definisce il tutto come qualcosa di unico e poi si fa un assist da solo: “Mi verrebbe proprio da dire che è inutile spiegarlo, non capireste mai…giusto per rendere omaggio al fantastico club al quale ovviamente sono iscritto con estrema fierezza e passione”. La fatidica domenica non è andata poi tanto licia. “Diciamo che mi è andata bene e, ora, capirete perché. Non ero presente nel settore ospiti dello stadio, bensì in Curva Nord, praticamente assiepato ai numerosissimi e accaniti tifosi della Reggina i quali (alcuni ovviamente), accorgendosi della mia esultanza) ai gol della Juventus (per la verità abbastanza contenuta considerata la location), hanno cominciato a prendermi di mira e ad inveire contro di me. Praticamente l’intruso era stato sgamato!”. In curva dunque si vociferava: “U viti da aduvi esti u juventinu! Pezzo di m…”. “Lo scambio unilaterale di opinioni è durato un bel po’, con insulti a raffica tra la mia più totale indifferenza anche se la paura mi stava dominando. Insomma, ho rischiato davvero grosso di prenderle!!! Cosa non si fa per amore…”. Antonio ha centrato in pieno lo spirito della rubrica JU&Me raccontando la follia personale dalla sfumatura bianconera. Poi conclude: “La Juve per me è uno stile di vita, è quel sogno mai sopito che mi accompagna da quando ero solo un bambino. La Juve è inoltre commozione. E’ il viso del tifoso rigato da lacrime di gioia, quando non riesci più a contenere l’emozione. Può essere, tuttavia, grande sofferenza quando ti tradisce con una sconfitta. Ma la perdoni subito, perché ne sei troppo innamorato. La Juve è un abbraccio stupendo. Le emozioni e la fede per la Juve non sono quantificabili, essere juventini è un marchio indelebile. Tutto può essere acquistato, tranne le emozioni, i sentimenti. E’ per quello che non hanno prezzo”.
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